mercoledì 29 ottobre 2014

Niente scuse

Ormai sono diventata l'imperatrice delle domande senza risposta.
E' da qualche giorno che mi gira questa:
"Quanto siamo il risultato del nostro passato?" ovvero
"Quanto il nostro vissuto ha influenzato il nostro carattere, le nostre scelte, il nostro modo di porci? Quanto invece ci nascondiamo dietro ad esso?"

Un'infanzia infelice, la perdita di qualche persona cara, situazioni spiacevoli, ristrettezze economiche, brutte compagnie sicuramente possono aver influenzato chi siamo diventati oggi.
In un certo senso possiamo affermare che chi siamo oggi lo dobbiamo a chi siamo stati ieri.
Ma fino a che punto quello che abbiamo vissuto ci può giustificare?
Sempre più spesso sento "discolpare" certi comportamenti spiacevoli con il fatto che quella persona ha avuto un passato difficile.
E quindi?
Ha il diritto di essere stronzo?
Può permettersi di essere maleducato o prepotente?
Gli hanno rilasciato una licenza?
Tutti, chi più chi meno, ha avuto esperienze amare, ma questo non può costituire un alibi.
Conosco molto da vicino persone che hanno attraversato veramente il dolore e la merda il fango, che potrebbero tranquillamente diventare serial killer, ne avrebbero tutto il diritto, avrebbero delle belle giustificazioni. Eppure sono persone eccezionali.
Se invece di piangerci addosso scusando i nostri difetti, ci rimboccassimo le maniche guardando avanti, tutti potremmo diventare delle persone eccezionali.
E gli stronzi, sono stronzi e basta.
Non c'è passato che tenga.
Dalle mie parti c'è un detto:
"Se nasci poretto (povero) te puoi 'rricchì (arricchire), ma se nasci stronzo mori (muori) cuscì (così)!"

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